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12 novembre 2009

L'importanza dello sguardo durante l'amore

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Si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima. Attraverso gli occhi noi possiamo entrare in contatto con l’altro, possiamo conoscerlo e possiamo farci conoscere. Uno sguardo può raccontare molto, può essere distratto, sfuggente, assente, intermittente con toccate e fughe, seduttivo, ammaliatore, pungente oppure presente, caldo, amorevole, pronto ad ascoltare quello che noi abbiamo da dire sia attraverso il verbale sia attraverso movimenti facciali. Possiamo avere occhi accoglienti e giocosi o occhi spenti, rifiutanti, freddi e distanti che mettono un muro con il proprio interlocutore. Possiamo avere occhi che si guardano profondamente che permettono di creare un’unione che rende vibrante quel rapporto.
Prendiamo ad esempio nella vita di coppia il momento in cui si fa l’amore.
Spesso si dice che nel momento d’intimità con il proprio partner tenere gli occhi aperti significa tenere sotto controllo la situazione e non farsi cogliere di sorpresa, significa avere la difficoltà di lasciarsi andare al piacere, mentre, chiudere gli occhi permette di lasciarci maggiormente andare alle nostre fantasie e al nostro piacere.
Molte persone fin dal primo bacio chiudono gli occhi continuando così sino al momento dell’orgasmo. Entrano in intimità e attraverso il contatto con il partner possono abbandonarsi a delle piacevoli emozioni. Per non tutti è così!
Alcuni riescono, nell’avere gli occhi chiusi, a focalizzarsi sulle sensazioni del proprio corpo ma con il rischio di estromettere l’altro. Succede infatti che, nel cercare di trovare il piacere, pongono l’attenzione solo su se stessi partecipando poco al rapporto sessuale ed interrompendo i contatti con il compagno. Spesso hanno bisogno proprio di questo atteggiamento per raggiungere l’orgasmo e quindi cominciano, a volte, a dare istruzione affinché il loro piacere possa crescere in modo esponenziale ( vorrei aggiungere che in alcuni casi chiedere al proprio partner cosa si vuole, va bene ma è importante che ciò sia visto come momento di passaggio).
Domanda: in che modo si può creare un ‘intimità, un contatto emotivo con l’altro se io me ne vado per la mia strada? Perché pensare che il piacere provato quando vado per la mia strada sia più forte del piacere provato stando in una profonda intimità con l’altro? In una profonda unione?
Certo, questo è più complicato. Se una donna continuamente chiede di essere toccata in un certo modo sono possibili due situazioni: la prima è che lei vuole controllare quel contatto, la seconda è che il suo partner dimostra di non sentirla/conoscerla affatto.
Attenzione!! Non sto dicendo che con gli occhi chiusi non si riescono ad avere profonde unioni con il proprio partner ma vorrei semplicemente proporre a chi vuole “rischiarsela un po’” , di provare giochi nuovi che possono aprirci nuove porte. Sto proponendo di vedere se si riesce a fare con gli occhi aperti tutto ciò che si riesce a fare con gli occhi chiusi. Se si può entrare ugualmente in contatto con le emozioni più profonde pur vedendo gli occhi del mio/a lui/lei.
Premesso che si può essere distanti dal proprio compagno mentre si fa l’amore sia stando con gli occhi aperti che con gli occhi chiusi, credo che per scoprire la nostra capacità di “vibrazione con l’altro”, sarebbe importante lavorare sul sentirsi mentre si tocca l’altro in quanto spesso si riferisce di non sentire “niente” – cioè si percepisce la pelle ma non il partner.
E qui, mi trovo d’accordo con David Schnarch, che ha scritto un libro sulla passione nel matrimonio, il quale afferma che è utile in un rapporto sessuale arrivare a quel punto di “comfort” in cui avere gli occhi aperti contribuisce all’eccitamento piuttosto che a distrarsi o a creare un’ansia che riduce il piacere. Infatti il contatto visivo può metterci in contatto con il nostro partner anche se molte persone trovano che questo può interferire con la coscienza delle loro sensazioni. Vedere il proprio partner può diventare un’estensione del proprio contatto emotivo piuttosto che una distrazione.
Come detto in precedenza il contatto oculare permette di entrare in sintonia ma solo se ci si è già confrontati su conflitti che precedentemente sono stati nascosti in qualche angolo della nostra anima. Per cui è stato necessario guardarsi dentro di sé prima di potersi confrontare con l’altro. Se si fugge da sé, come ci si può confrontare con l’altro? E come lo si può guardare negli occhi, se si nascondono delle verità che a volte non diciamo nemmeno a noi stessi?
Si potrebbe obiettare che non è facile e che se si aspetta di aver risolto tutti i conflitti prima di fare l’amore ad occhi aperti non lo si farà mai… Certo non è facile, né si possono aspettare anni. Allora perché non provare ascoltando i propri tempi, la propria possibilità di restare in contatto con gli occhi dell’altro finché si può rimanere in contatto con se stessi e, appena ci si accorge che ci si sta perdendo o l’imbarazzo e/o emozioni troppo forti ci bloccano, richiuderli per ritrovare se stessi e le proprie sensazioni, in un movimento di aperture e chiusure che pian piano porti più in contatto con se e con il partner? Lentamente si potrà arrivare a guardare con occhi morbidi, accoglienti e amorevoli il proprio partner anche all’acme del piacere.
Avete mai guardato il vostro partner mentre ha un orgasmo? Oppure avete mai chiesto al vostro lui/lei che espressione assumete mentre avete un orgasmo? Vedere ed essere visti nel momento di maggiore piacere, nel momento di minore difesa in cui ci abbandoniamo all’altro o l’altro si abbandona a noi. Quanto in quel momento l’unione emotiva tra due persone può crescere? Tutto questo può essere un’esperienza di crescita, può essere un’esperienza di grande tenerezza ed amore.
Come dice sempre Schnarch, bisogna essere disponibili ad essere visti, sentiti e “assaggiati” emotivamente. In questi casi la percezione del proprio lui/lei non è più una distrazione ma una parte della propria passione. Questo è però possibile solo se si ha una disponibilità ad un reale coinvolgimento

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